Meditazione Occidentale

Meditazione Occidentale
Nella modernità si è creata una scissione tra la mente e il corpo, la mente e il mondo a noi esterno. La meditazione occidentale cerca di ascoltare le emozioni che sono la cerniera tra noi e gli altri per attivare, almeno per pochi minuti, il chiasma, ovvero il suono tra noi e l’altro da noi, che è la natura cui apparteniamo: abbiamo un corpo, non siamo un robot. Si sollecita l’emozione di modo che sia essa stessa a parlare di quel chiasma. Da qui, seguendo un’emozione come un filo di Arianna, poi siamo condotti fuori, nel mondo. Così dopo aver ascoltato il proprio suono si comunica agli altri e le emozioni prendono un altro colore. Si attiva l’ascolto degli altri nell’umiltà essenziale che apre possibilità di etiche relazionali. Perché la chiamiamo occidentale questo tipo di meditazione? Scaturisce dalla filosofia critica del Novecento e non vogliamo perdere questa criticità. La filosofia occidentale del secolo passato ha inaugurato la riabilitazione della filosofia pratica, ha messo in discussione la modernità e ha aperto alle pratiche filosofiche. Ha indicato sentieri nella singolarità che noi siamo e ha aperto la speranza di una comunità futura. È in questo cammino che è partita la meditazione come occidentale.